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Lodo Alfano -Secondo il centro-destra la Corte non si pronuncerà contro la legge e comunque non obbligherebbe Berlusconi alle dimissioni

“La bocciatura è improbabile”

<p>Angelino Alfano</p>

Angelino Alfano

Ancora tutto sospeso per la decisione sul lodo Alfano.

Al di là della sentenza della Corte Costituzionale secondo il presidente del Senato Schifani è convinto che “gli italiani vogliono scegliere il loro governo” e quindi non ritiene possano esserci “sbocchi a governi diversi da quella che è stata la volontà elettorale”.

Questa è la convinzione di tutto il centro-destra. L’eventuale bocciatura del lodo per illegittimità costituzionale è comunque l’ipotesi ritenuta più improbabile nella maggioranza. E in ogni caso, qualora si avverasse, non obbligherebbe certamente Berlusconi alle dimissioni.

Formalmente la decadenza dello scudo riaprirebbe i procedimenti contro il premier sospesi dal lodo Alfano, ma non potrebbe imporre a Berlusconi di rimettere il proprio mandato. Anche perché, dicevano ieri alcuni degli esponenti del Pdl, non coinvolgerebbe soltanto il premier: “Sarebbe una sconfessione anche del presidente della Repubblica”.

Il ricorso alle urne al momento appare dunque molto remota. Così come la discesa in piazza a sostegno del premier annunciata forse un po’ troppo precipitosamente lunedì. “La manifestazione? Se la faremo sarà a dicembre e per quella data si capiranno nel frattempo molte cose…”, osservavano ieri a Palazzo Madama.

Diverso sarebbe se la Corte, pur non cancellando totalmente lo scudo a difesa delle alte cariche, intervenisse con una pronuncia in cui ne dichiari l’illegittimità parziale, attraverso una sentenza additiva, oppure con un verdetto di rigetto accompagnato da un’interpretazione della norma.

In questo caso infatti lo scudo resterebbe sì in vigore, ma dovrebbe essere applicato secondo i criteri decisi dalla Corte. In entrambe le ipotesi è presumibile che si torni davanti al Parlamento, per intervenire con una nuova legge finalizzata a sancire formalmente le motivazioni della Consulta. È un percorso che non viene ritenuto pericoloso nella maggioranza.

I processi a carico del premier rimarrebbero comunque sospesi e dunque non inciderebbero sulla funzione di governo del presidente del Consiglio.

Riaprire il dibattito sarebbe comunque fastidioso visto che l’attenzione sarebbe nuovamente concentrata sulle vicende giudiziarie del premier. Ecco perché tutti nella maggioranza sperano che alla fine la scelta della Corte sia per la inammissibilità o infondatezza dei ricorsi contro il lodo: in questo caso lo scudo sopravviverebbe e i processi Mills e Mediaset rimarrebbero sospesi.

7 ottobre, 2009 - 12.41