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Stampa estera -L'apertura di oggi del New York Times

Carceri Usa e morte Ted Kennedy

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Il New York Times, questa mattina apre la morte del senatore Ted Kennedy. La notizia della morte dell’ultimo membro della famiglia emblema dell’America occupa gran parte dell’attenzione dei quotidiani americani.

Soprattutto perché quella di Ted Kennedy è stata una vita spericolata, simbolo di una dinastia che ha segnato l’America sul piano politico, ma il cui stile di vita è stato disseminato da incidenti e scandali.

Una esistenza ai limiti. Segnata da drammi, tragedie e molte morti.

La sua carriera politica cominciò nel 1962, quando venne eletto per completare il mandato del fratello John, che due anni prima era diventato presidente degli Stati Uniti. Ted sembrava avere un brillante futuro in politica, ma l’incidente d’auto avvenuto il 12 luglio 1969 spense sul nascere le sue ambizioni.

Il suo nome molto spesso è legato più che alla politica al cosiddetto incidente di Chappaquiddick. Dopo una festa in onore delle collaboratrici della campagna presidenziale di Robert, l’auto di Ted uscì fuori strada e precipitò dal ponte omonimo.

Ted riuscì a tirarsi fuori dall’abitacolo, ma la ragazza che era con lui, Mary Jo Kopechne, morì annegata. Ted negò di aver bevuto e ammise di aver tentato di salvare la ragazza, ma di non esserci riuscito.

Kennedy avvertì le autorità solo la mattina dopo l’incidente  e per questo venne condannato a due mesi di carcere, con sentenza sospesa, per omissione di soccorso.

La vita del senatore democratico è stata costellata da molte altre tragedie: oltre agli omicidi dei fratelli John nel 1963 e Robert nel 1969, Ted affrontò anche la morte del patriarca Joseph, nel 1969. Da quel momento, a 37 anni, prese le redini della famiglia più importante d’America, ma la maledizione dei Kennedy non si fermò.

Il figlio Edward perse una gamba a causa del cancro negli anni Settanta, mentre sua figlia Kara affrontò una lunga battaglia nel 2000 contro la stessa malattia. Il nipote David, figlio di Robert, venne trovato morto a causa di un’overdose nel 1984 in un albergo della Florida, mentre un altro nipote, Michael, perse la vita in un incidente su una pista da sci in Colorado.

Ted fu costretto a testimoniare anche al processo contro suo nipote William Kennedy Smith, accusato di aver violentato una donna incontrata in un locale della Florida mentre era con lui e suo figlio Patrick. Drammi che però non lo hanno mai abbattuto. Nonostante i numerosi problemi di salute, il “leone democratico” ha sempre rialzato la testa.

Il nemico numero uno di Kennedy è stato però l’alcool. L’abuso gli causò una grave cirrosi epatica e, nonostante le terapie di disintossicazione, il senatore Usa non riusci’ mai a guarire dalla dipendenza. Il 17 magggio 2008 fu ricoverato per i sintomi di un ictus. Il malore rivelò la presenza di un tumore maligno al cervello, che venne operato poco dopo.

Il senatore rimase per poco lontano dalla scena politica. Presto ritornò al lavoro partecipando anche alla convention democratica, appoggiando la candidatura di Barack Obama alla presidenza.

Il report della Cia sulle carceri statunitensi.

“Il programma di interrogatori segreti della Cia opera sotto rigide regole, che sono state dettate da Washington”.

E’ quanto riporta il New York Times in seconda battuta in merito al report di questa settimana sul trattamento dei prigionieri nelle carceri statunitensi. Centinaia di pagine di documenti incentrate sulla aberrazioni nel settore: minacce di esecuzione da parte di pistola o d’assalto da trapano elettrico.

Prigionieri sollevati da terra per le braccia, legate dietro la schiena. Altri detenuti ripetutamente maltrattati premendo sulla carotide.

Si tratta di un ritratto di controllo esercitato dal quartier generale della Cia e del Dipartimento di Giustizia sulla sicurezza e legalità dei trattamenti nelle carceri statunitensi, durante l’amministrazione Bush, in cui, secondo quanto riportano le testimonianze, la legittimità dei trattamenti, aveva raggiunto livelli critici .

Nel giugno 2006, la Corte Suprema aveva stabilito che i prigionieri, membri di Al Qaeda avevano diritto alla convenzione di Ginevra, cioè di protezioni contro “i trattamenti umilianti e degradanti, e oltraggi alla dignità personale”. Diritti che sarebbero stati violati da una serie di trattamenti messi in atto dai responsabili alla detenzione.

Proprio per questo l’amministrazione Bush, sempre secondo quanto riportato, decise di svuotare le prigioni e trasferire 14 prigionieri al centro dei militari americani in detenzione a Guantanamo Bay, a Cuba.


26 agosto, 2009 - 16.16