Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
I giornali che contano nel mondo

I delfini vedono i bambini non ancora nati

</p>

I delfini riescono a vedere i bambini non ancora nati.

China daily.com apre con la curiosa storia di due mamme hawaiane, Brianne Droscoski di 30 anni e Jen Groark di 35, entrambe al nono mese di gravidanza, che si sono trovate di fronte a una situazione particolare.

Le due donne, infatti, in occasione di un’escursione in mare con il kayak si sono tuffate e, improvvisamente si sono trovate circondate dai delfini che le “scannerizzavano” con i loro sonar.
I mammiferi, si legge nell’articolo, sarebbero stati affascinati dai corpi delle due donne. Alcuni scienziati ritengono, infatti, che i delfini riescano a identificare i bambini nel grembo, addirittura, capire il loro sesso.


</p>

Gli aborigeni australiani chiedono al principe William di combattere per la loro causa.

Il Times online apre con la visita del principino d’Inghilterra in Australia. Per le ragazze locali è un rubacuori. Per i repubblicani del paese è, invece, il simbolo di un antico sistema che dovrebbe essere spazzato via.

I repubblicani australiani, si legge nell’articolo, che vorrebbero sostituire il monarca britannico come capo di stato con un presidente locale, hanno il sostegno della maggioranza nel Paese, ex colonia britannica ora divenuta una federazione di stati indipendente.

Ma il movimento ha fatto pochi passi in avanti in questo senso dopo che un voto sulla repubblica nel 1999 fallì per l’impossibilità di mettersi d’accordo su quale forma repubblicana scegliere.

Il principe è volato in Australia, a Sidney, per la sua prima visita da quando era bambino.

L’ultima visita in Australia del principe 27enne risaliva al 1983, quando giunse a Sydney tra le braccia di sua madre.

Interpellato su quanto la permanenza del principe in Australia possa rafforzare l’attaccamento degli australiani alla monarchia, il ministro degli Esteri Stephen Smith ha detto: “C’è attaccamento per la regina, e chiaramente anche per il principe William”.

Il principe visiterà domani le caserme e il porto di Sydney per poi partecipare a un barbecue al Botanical Gardens, quindi si sposterà a Melbourne domani per far ritorno in Inghilterra venerdì.


Apre così l’articolo del New York Times online di questa mattina, 19 gennaio.
Nell’articolo si legge, che arrivano decine di camion a scaricare i corpi delle vittime del sisma che ha devastato Haiti una settimana fa. Nessuno li conta più. Nessuno associa loro un volto o un nome.
In alcuni luoghi, continua l’articolo, le gambe e le braccia degli estranei si annodano insieme. Per le strade è possibile trovare foto strappate, passaporti strappati e indumenti lacerati.
Uno scenario raccapricciante. Nell’articolo si leggono testimonianze di gente sopravvissuta al sisma, che adesso è costretta ad assistere alle conseguenze di quella devastazione.
“Hanno seppellito tanta gente qui – ha dichiarato nel pezzo del New York Times Voissine Careas, agricoltore di 60 anni -. E ora si continuano a scavare buche per accogliere ulteriori vittime”.

</p>

Ue, Rumina Jeleva ritira la sua candidatura.

Il ministro degli Esteri bulgaro, Rumina Jeleva, ha ritirato la sua candidatura come commissario europeo per gli aiuti umanitari.

E’ una delle notizie con le quali il quotidiano on line El Pais apre l’edizione di questa mattina.

Kristalina Georgieva, rappresentante della Banca mondiale, sarà il nuovo candidato.

La Jeleva ha inviato la sua lettera di dimissioni dal governo bulgaro al premier Boiko Borisov.

L’esponente politica era stata proposta come commissario Ue agli aiuti umanitari ma – anche dopo l’audizione della scorsa settimana – nel Parlamento europeo era rimasto scetticismo sulle sue capacità.





</p>

Charles Massi è stato ucciso?

Con questa domanda si apre un articolo comparso questa mattina su Afrik.com, quotidiano online dell’attualità dell’Africa Nera e del Maghreb.

In un comunicato divulgato sabato scorso, la moglie di Charles Massi, capo dei ribelli dell’Africa centrale dichiara che suo marito è stato torturato dalle autorità centrafricane ed è morto l’8 gennaio 2010.

Massi era stato arrestato alla fine dello scorso anno da militari del Ciad, prima di essere trasferito nell’Africa centrale.

Molti sono gli interrogativi sulla fine che abbia fatto. Sembra, infatti, che la sua stessa morte non sia ancora stata accertata. La Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace, movimento del quale Massi era leader, chiede, ora, una prova che il ribelle sia ancora in vita. E soprattutto, pretende di sapere dov’è imprigionato Massi.

“Abbiamo cercato di farci comunicare il luogo in cui è rinchiuso – spiegano in un comunicato diffuso domenica – in modo che la Croce Rossa sia informata e possa verificare che siano rispettate le convenzioni internazionali. C’è un mutismo inquietante intorno a questo arresto e alla sorte di Massi”.





Sarebbe questa la cifra da capogiro che servirebbe per la ricostruzione di Haiti, secondo i partecipanti a una riunione internazionale tenutasi a Santo Domingo.
La notizia compare, questa mattina, sul quotidiano francese online Le Monde.
“Affinché gli aiuti siano efficaci occorre una convergenza sul piano internazionale e una coordinazione interna – ha dichiarato il presidente dominicano Leonel Fernandez -. L’aiuto umanitario deve continuare, ma ci sono dei problemi logistici da risolvere. Serve un’autorità centrale ad Haiti che gestisca gli aiuti, in modo da rendere efficiente la macchina della solidarietà”.
Al vertice di Santo Domingo, è stato proposto di valutare l’impatto economico del sisma e di stabilire una lista di priorità.


19 gennaio, 2010 - 13.13